Devo tornare indietro e sistemare ciò che è andato storto.
Se pensate che stia citando una battuta di “Giorni di un Futuro Passato” vi sbagliate. E’ ciò che sussurrò, con aria accigliata, Bryan Singer mentre firmava per la regia del film con la Fox.
Giorni di un passato regista
Era il 2000 quando un allora giovanissimo Bryan Singer decideva di tentare la sorte mettendosi dietro la cinepresa del primo X-Men. Il film inaugurava la tutt’ora florida stagione degli action movies Marvel, che negli anni hanno portato alla ribalta il “meraviglioso” franchise. X1 aprì la strada ad un marchio, quello dei mutanti di Xavier, che ha visto un seguito, sempre diretto da Singer (X2), ed un ulteriore, terzo capitolo (X3), che tanto scontento ha procurato nel cuore degli X-fan di mezzo mondo (si dice a causa della poco ispirata regia di Brett Ratner). Poi sono venuti i due (non-proprio-eccelsi) Wolverine e l’ottimo “First Class” di Vaughn. Intanto Singer se l’era legata al dito, voleva finire la trilogia dei propri X-uomini, missione che è riuscito a completare — o sarebbe meglio dire, rilanciare — con “Giorni di un Futuro Passato”
Giorni di Un Futuro Passato
Il sogno di una pacifica coabitazione tra umani e homo superior di Xavier è andato a rotoli. E’ il 2033, dopo che gli umani si sono dotati di sentinelle (sosia del distruttore di Thor, che alla Marvel dovevano averne un surplus), queste hanno ridotto ai minimi termini la popolazione mutante. Poi, visto che c’avevano poco da fare, le sentinelle si sono rivoltate contro i loro creatori. Il tutto per culminare nel classico nonché desolato futuro distopico à la Terminator. Nel buio di questo futuro, incontriamo un po’ di vecchie conoscenze della serie “classica” come Shadowcat, Ice Man e Colossus, Professor X, Magneto, Wolverine e Storm ma anche qualche interessante new entry come Warpath, Bishop, Sunspot e Blink.
Il gruppetto di mutanti è messo con le spalle al muro, ma come da copione — dell’omonima saga inchiostrata — ad uno di loro saranno dati onore ed onere di risalire il fiume del tempo e cercare di cambiarne il corso. Sulla carta, quel qualcuno era Shadowcat, ma dato che Wolverine/Hugh Jackman aveva già sulle spalle due spin-off e piace tanto alla trinità pagante di teeeneggger-signore-e-bimbi-paciocconi, è toccato a lui.
Back to the Mutants
Così con “Giorni di un Futuro Passato”, Singer ha preso una dozzina di piccioni con la proverbiale nonché singola fava. C’erano X1, X2 e il figliol prodigo X3, i due Wolverine che avevano sparigliato (molto) le carte — una su tutte, alla fine del secondo Wolverine ne esce senza gli artigli; come evirare un purosangue da riproduzione. Infine c’era l’apprezzatissimo First Class di Vaughn, che ha riaperto lo spiraglio per “Giorni di un Futuro Passato”. Portando a compimento la missione citata nel cappello dell’articolo, Singer ha scelto di continuare sulla scia di Vaughn, spedendo Wolverine abbastanza indietro da cancellare tutta la linea temporale degli altri film (vecchia trilogia e spin-off inclusi — ve lo dico subito, benché suddetta linea temporale venga cancellata, né voi né io riceveremo i soldi dei biglietto delle precedenti pellicole. Facciamocene una ragione).
I più si aspettavano un CasinO (con la C e la O maiuscole), considerando l’alto rischio di buchi nella trama e di frammentazione dovuta alla quantità crescente di personaggi (e mutanti) su video. Singer invece sfrutta i pilastri della saga per sorreggere la sua cattedrale di cristallo: il Professor X e Magneto. Steward/McKellen e McAvoy/Fassbender coesistono, benché a distanza di 50 anni gli uni dagli altri, in modo egregio, pur facendo prevalere i gggiovani sui potenti nonnini.
C’è da dire che il lavoro fatto sulla caratterizzazione dei mutanti è eccellente. Gli ammiccamenti al fumetto e ai film precedenti durano il tempo di uno sguardo, magari non vengono neanche notati dal grande pubblico, ma scaldano il cuore e stampano un sorriso sornione sulla faccia di quelli che con gli X-Men ci sono cresciuti.
Discorso a parte va poi fatto per Quicksilver. Ora, Pietro Maximoff è, secondo il sottoscritto, uno dei più sopravvalutati eroi Marvel, soprattutto perché nelle storie di cui è protagonista tutt’al più si presenta come un borioso casinista. Quando seppi che avrebbero messo Quicksilver in “Giorni di un Futuro Passato”, mi augurai che il tempo su schermo dell’argenteo corridore fosse ridotto al minimo. Per fortuna non sono stato accontentato. Perché Singer ha fatto un miracolo trasformando Quicksilver dallo sfigatone di casa Magneto in Quicksilver giovane scalciaculi, protagonista di una delle scene più ganze del cinema supereroistico tutto. Chapeau.
Poi si potrebbero spendere qualche altro migliaio di caratteri per dire che viene finalmente resa giustizia anche agli altri X-uomini (tranne Hulk-Bestia, che, al contrario, solo abbattendola gli si potrebbe fare un piacere). Ma mi accorgo di aver quasi raggiunto gli 800 caratteri. Meglio tagliar corto, tanto s’è capito che il film mi è piaciuto quanto se non più dell’ottimo “First Class”.
Principali pecche che mi vengono in mente, così, su due piedi: l’uso limitatissimo di un attorone come Dinklage, che poteva dare moooolto di più al personaggio di Trask e che invece è messo lì a fare il nanetto da giar la bella statuina. Poi un paio di razzatone/americanate buttate lì, a tradimento, che ci si poteva risparmiare e un forte momento di stanca verso metà film. Certo non un capolavoro del cinema contemporaneo, ma per quel che c’è dietro (la chiusura di una storia vecchia di quasi 15 anni), per la trama e la regia, “Giorni di un Futuro Passato” è ufficialmente Il film sugli X-Men per il sottoscritto.
Oltre a raccomandarvi di guardarvelo, vi consiglio di rimanere seduti fino alla fine dei titoli di coda.
Si prospetta un futuro… Apocalittico!
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