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Un miliardo per non costruire il Ponte sullo Stretto. Una penale per mancato rispetto che, se l’opera non venisse realizzata, potrebbe costare quasi 280 milioni per chilometro.

È il conto fatto da MF-Milano Finanza considerando quanto è già stato speso per l’opera e quanto potrebbe costare lo stop ai contratti già siglati negli anni passati.

La rinuncia al Ponte sullo Stretto costerà agli italiani un sacco di soldi ed a guadagnarci saranno le imprese del Consorzio Eurolink, e cioè Impregilo Spa (45%),  Società per le Condotte d’Acqua S.p.a. (15 %), Cooperativa muratori e cementisti (13 %), Ishikawajima-Harima Heavy Industries CO Ltd (&,3 %) e Consorzio Stabile A.C.I. S.C.p.A., che si erano aggiudicate l’appalto per la realizzazione dell’opera.

Ma la concessionaria Stretto di Messina, i cui soci sono Anas, Rfi e le Regioni Calabria e Sicilia, ha impegni in essere anche con la società Parsons Trasportation, per i controlli e le verifiche sulla progettazione e realizzazione dell’opera; con il broker assicurativo Marsh, e con il consorzio incaricato del monitoraggio ambientale.

Il conto è tra le ragioni che hanno spinto la concessionaria Stretto di Messina a fare ricorso al presidente della Repubblica contro la decisione del governo di definanziare il Ponte dedicando ad altre opere i quasi 1,3 miliardi che invece erano già stati assegnati all’opera.

La speranza deriva dal fatto che in base a quanto previsto dal contratto, la maxi-penale non dovrebbe essere riconosciuta ai costruttori solo nel caso in cui le risorse pubbliche non vengano a mancare, ma non si riescano a trovare i finanziamenti privati, allora le penali decadrebbero e si dovrebbero pagare solo i costi già sostenuti e quelli di smobilitazione.

Anche nella migliore delle ipotesi non dobbiamo dimenticare i soldi già spesi fino a questo momento che non potranno certo essere recuperati.

Nel bilancio al 31 dicembre 2011 della Stretto di Messina figurano investimenti già realizzati per circa 300 milioni ai quali bisognerà aggiungere quelli dell’anno in corso.

Insomma, tutti soldi buttati in mare!

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  1. Il Ponte definanziato l’abbiamo già vissuto. Era il tempo del Governo Prodi e la pressione del Movimento No Ponte aveva indotto il governo di centrosinistra a mettere il mega-mostro in sonno. Colpevolmente. Il Ponte andava cancellato e con esso la Stretto di Messina S.p.a. e il contratto con Impregilo. Ad un Berlusconi nuovamente in sella è stato, infatti, facile rimettere in moto la macchina. Per questo oggi è necessario chiudere la partita, rilanciare l’ iniziativa, bocciare il progetto e fare quanto il Governo Prodi non ebbe il coraggio di fare. Soprattutto non va riconosciuta alcuna penale e alcun debito con i grossi contractor che si nutrono da anni del debito pubblico che saranno tutti i cittadini a dovere pagare.

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