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L’automazione degli autotrasporti promette nuovi standard qualitativi, ma che fine faranno i milioni di lavoratori impiegati (più o meno direttamente) nel trasporto su gomma?

Il camion guida

Quando sento parlare di camion che si guidano da soli, mi viene sempre in mente la puntata dei Simpsons in cui Homer diventa un camionista e scopre che il lavoro lo fa una magica centralina che guida in sicurezza il bestione su ruote alla meta.

Le centraline magiche sono ancora lontane, ma il recente successo di Volvo nel portare un convoglio di camion semiautomatici da Stoccarda a Rotterdam fa ben sperare.

I guadagni sono innumerevoli e su più fronti. Merci spostate più velocemente — se totalmente automatizzati, i camion non devono dormire o sostare —, con un risparmio anche in termini ambientali, dovuto all’ottimizzazione della velocità di crociera ed allo sfruttamento dell’assetto dei convogli. Inoltre, come per le automobili automatiche, anche l’automatizzazione dei camion promette un incremento della sicurezza su strada (sia per i camionisti che per gli altri utilizzatori di strade ed autostrade).

Un lavoro per “vecchi”

Dati alla mano, l’età media dei camionisti si aggira intorno ai 55 anni ed aumenta di anno in anno. Questo vuol dire che i giovani scelgono difficilmente di diventare camionisti, il che, da una parte aumenta la richiesta di lavoratori e dall’altra incentiva l’adozione di tecnologie che sopperiscano al problema.

Se da un lato la tecnologia dei trasporti automatizzati sembra risolvere un grosso problema, rimane quello della potenziale perdita di posti di lavoro che, contando al 2014 307 mila camion in circolazione in Europa, porta ad oltre il milione di lavoratori impiegati direttamente (autotrasportatori) e indirettamente (stazioni di servizio, hotel, autogrill).

La questione dell’innovazione che sottrae posti di lavoro è vecchia come il progresso stesso. In questo caso si parla sempre di un futuro distante ma che, come dimostra l’esperimento di Volvo, non tarderà troppo ad arrivare. La speranza e che, per quella data, regolatori e governi abbiano già messo in campo politiche di gestione adeguate.

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