Col diavolo di Hell’s Kitchen Marvel e Netflix sfornano un piccolo gioiello (alla faccia di Ben Affleck).
Daredevil
Volente o nolente Marvel’s Agents of SHIELD è stato l’apripista delle serie TV Marvel presenti e future. Benché i palesi difetti, la serie ha battuto (sta battendo) la strada per il recente spin-off Agent Carter e per le prossime serie TV Marvel. Se Agents ha aperto le danze e Carter ha dimostrato che bastano buone idee (piuttosto che una consolidata base di fan) per confezionare una buona serie, Daredevil sarà il nuovo termine di paragone per tutte le serie Marvel (e non) a venire.
Primo esperimento di Marvel sulla piattaforma di Netflix. La serie beneficia del contesto “rilassato” del pay-per-view di Netflix. Dato che gli spettatori pagano in anticipo per vedere tutta la serie (tutti gli episodi), viene meno la necessità di dover confezionare puntate self-contained con il nemico di turno e il cliff-hanger finale, necessari altresì nelle serie a cadenza settimanale per “fare audience” per le successive puntate. Al contrario le 13 puntate che costituiscono la prima serie di Daredevil presentano un continuo di ambientazioni, personaggi e storie con la stessa naturalezza di un unico, lungo film. Una giusta vendetta del buon nome del Diavolo di Hell’s Kitchen, bistrattato dal catastrofico film con Ben Affleck del 2003. Una oscura e violenta hardboiled story che non faticherà a piacere, anche a chi dei super-eroi frega poco o niente.
La cecità di Matt Murdock (Charlie Cox), i suoi sensi iper-sviluppati e le sue abilità da ninja non sono l’unico pilastro della serie, anzi, formano un tutt’uno, una (quasi) naturale conseguenza dell’ambientazione corrotta e sporca di uno dei quartieri più dark di New York (o meglio, della New York dell’universo Marvel, la stessa segnata dalle vicende del recente Avengers): Hell’s Kitchen.
Nel primo episodio facciamo la conoscenza di Murdock (di professione avvocato) e del suo socio Foggy Nelson impegnati nel “lanciare” il proprio studio legale, subito messo al lavoro su un crimine societario che coinvolge una donna misteriosa, inevitabilmente collegata a Wilson Fisk (interpretato dall’incredibile Vincent D’Onofrio). I fan lo sanno, quella crapa pelata è lui, il cattivissimo e imperscrutabile Kingpin.
Non mancheranno altri Personaggi (P maiuscola) figli di un dio minore ma fondamentali per la caratterizzazione della serie, tra cui la Claire Temple, di una quantomai inaspettata Rosario Dawson. Le sotto-trame non sono da meno e sono irrinunciabili per connotare la storia principale, come le vicende di Kingpin e la storia del padre di Murdock, che, impariamo, ha contribuito sensibilmente nel creare la (doppia)personalità del figlio.
I toni sono spesso forti e brutali — Tarantiniano a tratti, sopratutto quando Devil indulge in torture sul malcapitato “cattivo” di turno. Il risultato finale è un generale senso di realismo che accalappia lo spettatore. Benché ninja iper-sensitivo, l’eroe della serie è tutt’altro che intoccabile, anzi finisce a terra, si fa male, sanguina (copiosamente) e si spacca pure qualche osso. Un eroe che fin dalla prima puntata riesce nell’arduo compito di farsi strada nel cuore tanto dei fan quanto degli spettatori “occasionali”.
Attendiamo, ad occhi chiusi, la seconda stagione.
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