970 AC, Midgard, la Terra.
Questi sono il tempo ed il luogo dello scontro tra la terribile armata dei giganti del ghiaccio, proveniente dal pianeta congelato di Jotunheim e guidata dal perfido Laufey ed Odino (Anthony Hopkins), il padre degli dei, alla guida degli Asgardiani, guerrieri indomiti venerati dalle tribù norrene.
La battaglia infuria e ci sono vittime da ambo gli schieramenti, mentre i poveri umani sono spettatori inermi dell’epica lotta. Alla fine è Odino a trionfare, salvando i Nove Regni e riportando ad Asgard spoglie di guerra e onore.
In un batter di ciglio passa un millennio e Thor (Chris Hemsworth), assieme al fratello minore Loki, è ormai adulto e pronto per giurare fedeltà ad Asgard e diventarne il re, come suo padre Odino, prima di lui.
Purtroppo l’idilliaco momento di gloria è guastato all’intrusione nel palazzo di un gruppo di giganti del ghiaccio che, agendo celati ai sensi dell’onnisciente Heimdall, guardiano di Bifrost, riescono ad introdursi nel palazzo reale per rubare uno degli artefatti riportati dalla guerra, mille anni addietro: lo Scrigno degli Antichi Inverni, fonte del potere dei giganti del ghiaccio.
Il piano è sventato ma Thor decide di portare la battaglia nel regno dei giganti, disubbidendo all’ordine del padre, nonché suo re, usa il ponte interstellare di Bifrost per raggiungere Jotunheim e sterminare i nemici sul loro pianeta natale.
Il trattato di pace siglato con i giganti è rotto e nella schermaglia Thor mette in pericolo la propria vita oltre a quella di Loki e dei suoi compagni d’avventura – Sif e i Tre Guerrieri. Solo grazie all’intervento di Odino il gruppo riesce a tornare ad Asgard tutto intero, ma la collera del padre degli dei si abbatte sul figlio disubbidiente, privandolo dei propri poteri divini e del magico martello che lo rendo il combattente più potente di Asgard: Mjolnir.
Thor è quindi esiliato su Midgard, dove dovrà imparare a vivere come un mortale.
Sulla terra
Quello che avete letto sopra è la versione “linearizzata” dell’incipit di Thor, l’ultimo film della “Casa delle Idee” – la Marvel – ed approdato sugli schermi del Bel Paese.
“Linearizzata” perché in realtà la storia raccontata dal film si svolge ai giorni nostri, nel New Messico, dove la bella astrofisica Jane Foster (una sempre affascinante Natalie Portman), inseguendo una tempesta magnetica incontra — o meglio si scontra con — il possente dio del tuono.
Da qui si dipana tutta la trama raccontata qualche paragrafo sopra, fino a ritornare nuovamente sulla terra e all’incidente che unirà i destini di Jane e Thor.
Senza addentarsi ulteriormente nella leggera trama di Thor, andiamo tosto alla personale critica sul film.
Per chi non lo sapesse, l’uomo dietro la regia del film è nientepopodimeno che Kenneth Branagh e probabilmente è lui che si deve ringraziare se una pellicola dalla trama così semplice riesce comunque ad appassionare lo spettatore, giostrando sapientemente una tavolozza di attori di prim’ordine e alternando momenti epici a scene drammatiche – forse le meno credibili del film – e comiche, come quelle che vedono un disorientato Thor alle prese con la vita da mortale sulla terra.
Effetti speciali di prim’ordine e fotografia degna di nota, soprattutto nel sapiente uso del colore nell’ambientare la dorata Asgard e la cupezza di Jotunheim.
Hemsworth ce la mette tutta per dar spirito – oltre che corpo – al Thor da lui interpretato, ma gli manca quel “quid” che separa un “bel fustacchione biondo” da un Ironman/Downey Jr. che dir si voglia.
A dar credito alla pellicola ci pensano l’interpretazione magistrale di un veterano come Hopkins, e quella della Portman anche se, cronometro alla mano, sono relativamente pochi i minuti in cui si vede sullo schermo.
Di certo non rimarrete delusi dalla visione e, come sempre, rimanete seduti fino alla fine dei titoli di coda per un assaggio dell’imminente “I Vendicatori” in programma per il 2012.
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