Ogni tanto i nostri cuginetti d’oltralpe ne fanno una giusta – senz’offesa eh 😉 – , questa volta sfornando un Don Camillo “d’entre nous” riletto dal più classico dei Besson comici.
Il Missionario
La storia è più semplice e lineare che mai: il burbero Mario, un galeotto dalla testata facile, esce dal carcere 7 anni dopo aver commesso un lucroso furto di gioielli assieme a due complici scampati all’arresto.
Prima di essere catturato Mario riuscì a nascondere i preziosi, contando di poterli recuperare una volta tornato in libertà, ma è proprio in quel momento che i suoi “colleghi” si fanno vivi per esagire – con le cattive – la propria parte di bottino.
Mario si vede costretto suo malgrado a sparire dalla circolazione, cercando aiuto presso il fratello minore, Padre Patrick.
Il candido – e pure un po’ tonto – fratello gli propone un affare: indossare l’abito talare per passare inosservato — come dice lui: “la tonaca è molto pratica per viaggiare” — rifugiandosi presso l’amico Padre Etienne, parroco di un paesino sperduto tra i monti francesi.
Arrivato nel paese, Mario scopre che gli abitanti — la cui veracità ricorda alla lontana quella dei compaesani del parroco di Guareschi — stavano aspettando l’arrivo di un nuovo curato in sostituzione all’appena deceduto Padre Etienne.
A causa di questo equivoco — e per la propria incolumità – Mario diventa suo malgrado il parroco del paesino, delegando al fratello il compito di recuperare il bottino e venderlo alla mafia.
In questo turbinio di equivoci e scambio di ruoli, l’esperienza da galeotto sarà di fondamentale aiuto a Padre Mario per aiutare i fedeli del paesino, oltre a salvare sé stesso.
Si scrive Delattre, si legge Besson
Il film si presenta come una commedia leggera – per molti versi migliore dei cinepanettoni a cui siamo abituati – dove però accanto agli equivoci ed ai cazzotti di rito si ritagliano uno spazio tutto loro la satira di genere su mafia, religione e bigottismo.
In particolar modo è Mario — Jean-Marie Bigard — a risaltare su tutti: da scontroso miscredente scopre il proprio lato altruista, aiutando non solo i fedeli ma soprattutto gli “infedeli”, senza gli assurdi bigottismi religiosi che non fanno altro che creare problemi e tensioni.
Buona anche la prestazione comica del giovane fratello Patrick — Doudi Strajmayster.
Il film, prodotto da Luc Besson e diretto da Roger Delattre — ex assistente del regista francese — non sarà certo la migliore commedia vista di recente, ma sicuramente non deluderà chi si è divertito a vedere le peripezie di Daniel in Taxxi o quelle del Hubert in Wasabi.
Per 90 minuti di puro rilassamento!
Rispondi